Il Low-Cost e la decadenza di un uomo

05 Luglio 2008

(Madrid. Terminale 1 dell’aeroporto, ieri, ore 18.20 circa. Una massa informe di gente davanti a uno schermo che recita ancora “DUBLIN 17:55 – now boarding”. Un signore sulla cinquantina, inverosimilmente abbronzato, camicia bianca sbottonata quanto basta, chiacchiera.)

– Ma quindi anche voi eravate qui in vacanza? Io e mia moglie solo un paio di giorni, sa, cosa vuole, lo stipendio è quello che è…
– Sì, ha ragione, coi tempi che corrono…
– Noi, guardi, giusto il tempo per vedere Barcellona e poi a Madrid qualcosetta… splendide, splendide città, veramente, curate e quant’altro… ah poi guardi ci ha fatto un tempo meraviglioso, vero Mirella? Pensi, ah-ah, pensi che non ci siamo portati neanche una giacchina, ah-ah! Lei aveva solo un coprispalle, così, leggerino, ma insomma…
– È vero, un tempo meraviglioso.

(Pausa drammatica: si sente in sottofondo lo sbattere d’ali e di becchi di due leggiadri uccelletti che non hanno visto l’enorme vetrata dell’aeroporto che interrompeva il loro cielo. Rumore sordo. Poi più nulla)

– Ma… ma questi, quanto ci mettono?
– Non lo so, non vedo nessuno…
– Ah, ma io mi metto in fila già da ora, vieni Mirella, porta la valigia piccola. Tanto, guardi, noi abbiamo fatto i biglietti via internet, velocissimo, guardi, è proprio comodo… check-in on line, abbiamo quattro cosette…
– Sì, sì, comodissimo. Guardi.
– E poi abbiamo la priority.
– Eh? (pensativo) Ah, sì, l’imbarco prioritario. Be’, alla fine tanto sull’aereo ci entriamo tutti, quindi…
– Eh no, che con questa compagnia, lei lo sa meglio di me che i posti non sono numerati, e quindi i migliori…
– …vanno via subito, eh? Eh sì, siccome il viaggio è lungo… (Con ironia. Il viaggio di cui parlano dura, infatti, solo un’ora)
– Aspetti che metto la valigia grande di così perché qua c’è gente che vuole passare davanti… ecco… eh, mica questi hanno fatto la priority…
– Certamente no.
– Signora mia, guardi, è davvero una cosa…
– …
– Eh, noi lo paghiamo, questo servizio… e ci sono i soliti furbetti qua… questi passano mentre tu sei distratto, eh? Sono micidiali!
– Ma non mi dica.
– Ma questi, quanto ci mettono?
– Forse non è ancora arrivato l’aereo.
– Ah, ecco…

(Arrivano le hostess. Arriva quel misuratore di valigie che tutti i viaggiatori hanno imparato a odiare. Le Hostess sistemano il misuratore e iniziano a girdare)

HOSTESS – Per favore, i signori con la priorità di imbarco una fila da qui verso quella parte (indica la sua sinistra) e gli altri, per favore, da qui a quell’altra parte (indica la sua destra).

(Il signore sulla cinquantina si posiziona con valigia grande, Mirella e valigia piccola proprio in mezzo alle due file che gli altri futuri passeggeri hanno diligentemente formato. Inizia l’imbarco e con esso la misurazione delle valigie. Passa il signore sulla cinquantina, dopo essersi infilato fra il primo e il secondo della fila priority, avendo notato che è lunghissima e lui dovrebbe trovarsi, con valigia grande, Mirella e valigia piccola, alla fine di essa.)

– Tarjeta de embarque, por favor. Ponga la maleta ahí, sí, ahí… Gracias, pase.

(Mirella passa il controllo)

– Tarjeta de embarque, por favor. Ponga la maleta ahí. La maleta, sí… bolsa… la vali-ia, dentro…

– Ma come, qui dentro?

– Sí, dentro. Signore la sua maleta, la sua bolsa tropo grande, no puede subir.

(intanto, l’altra hostess continua a far passare la gente. La fila priority è finita; passa a quella normality. Mirella, oltre la siepe, aspetta.)

– Come troppo grande? Ma è una borsa da viaggio, ero in vacanza! Scusi ma lei cosa si crede, che io vado a Barcellona solo con un paio di mutande?

– Sí, dentro. Y sólo un bulto, sólo uno, esto y esto (indica uno zainetto e una borsetta che il signore sulla cinquantina ha appesi addosso) dentro de la grande.

– Ma come, un collo solo? No, aspetti ma questa è la mia borsetta, non la metto dentro! No, e che cavolo, c’è la telecamera! E mica sono scemo, mica la metto dentro!

– Una bolsa sola signore, por favor.

– Ma guardi e allora tutte loro?! (delirando) Le muciacias con la borsetta e io no? E com’è questa storia? Cioè io la borsetta in più non posso perché sono uomo? Ma guardi, io sono una segnorita! E c’era il preid, e che cavolo! Io sono ghei, guardi! (fa dei movimenti per sembrare femminile, ma non riesce nell’intento) E mi prendo la borsetta! Guardi!

Intanto la fila scorre veloce, e con lei scorro io. Dal tunnel sento ancora le voci del signore sulla cinquantina, inverosimilmente abbronzato, camicia bianca sbottonata quanto basta, che sbraita in faccia alla hostess che fa semplicemente il suo lavoro. Entro nell’aereo, scelgo un posto che non sarà dei migliori, ma che per un’ora va di lusso, e mi metto a leggere. Non so se il signore è rimasto a terra. So che questo spettacolo l’ho pagato solo 40 € andata e ritorno, tasse incluse. Benedetto, democratico low-cost.

Scritto da Reloj il 05 Luglio 2008
Contiene aereoporti, Mondo | 3 commenti

3 risposte a “Il Low-Cost e la decadenza di un uomo”

  1. j ha detto:

    Dios santo! Esta gente tan especial…

  2. Reloj ha detto:

    Sí, ¡tan especial! Los hubiera matado. A estos se les debería prohibir coger el avión, almenos cuando lo cojo yo

  3. io ha detto:

    bellissimo racconto!
    Quello non è un uomo decadente ma è espressione della decadenza dell’umanita’che diversamente non esisterebbe. ciao

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