Wikipedia secondo me
Ho delle opinioni contrastanti su Wikipedia, che ora androvvi ad illustrare.
Primo. Wikipedia può essere una buona cosa nel breve termine, mi permette di avere in poco tempo informazioni generali su praticamente qualsiasi argomento, soprattutto su temi dei quali non mi occupo o sui quali non ho diretto interesse. In questo senso è per me equiparabile alle Garzantine. Questo uso ha dei pro e dei contro. I pro è che so sempre di cosa stiamo parlando, perché ho il telefono in tasca e basta una semplice ricerca. Mi permette di orientarmi meglio nella discussione. Il contro è che non so se mi serva davvero sapere superficialmente di cosa stiamo parlando. In effetti non imparo nulla, perché non ho bisogno di memorizzare (ciao Platone!). Inoltre nelle discussioni si crea una falsa percezione: mi sembra che il mio interlocutore sia un esperto, mentre la maggior parte delle volte ha solo letto la pagina di Wikipedia due minuti prima di me.
Secondo. Wikipedia ha due ossessioni: citare le fonti e contenere solo articoli di elaborazione “propria”, per abbreviare, mai pubblicati altrove. Questi articoli di elaborazione propria non hanno in effetti un autore responsabile, e quindi viene meno il principio di autorità, di affidabilità delle informazioni contenute. In breve, non mi fido. Per fare un esempio, io stessa ho cambiato al volo varie volte pagine di Wikipedia for the lol, spesso faccio morire personaggi famosi a Nuoro. A volte mi dimentico di annullare la modifica. Passano mesi prima che qualcuno se ne accorga, soprattutto se sono personaggi famosi solo in alcuni ambiti. Con tutto il rispetto per i volontari di wikipedia, non so se sarebbero in grado di verificare che un certo critico letterario non sia morto qua piuttosto che là: sospetto, tra l’altro, che la fonte di questi volontari spesso sia wikipedia in altre lingue. Questo è quello che più mi spinge a dire che la chiusura non sarebbe tutta questa gran perdita: sta diventando una fonte unica di informazione, e ciò è per me male.
Terzo. È una massa informe. Ci sono articoli di argomento storico che sembrano scritti da Hitler invasato prima di Stalingrado. Articoli di argomento scientifico che sembrano scritti da Pasteur sotto acidi. Articoli sulla medicina scritti dal malato immaginario. Articoli sulla fisica che ha scritto Einstein alla prima, comprensibili solo a lui. Articoli dettagliatissimi su temi francamente minori. Articoli sbrigativi di due righe su temi che altrove hanno generato quintali di carta.
Quarto. Queste osservazioni possiamo farle tu e io. La stragrande maggioranza dei suoi utenti non sa come funziona Wikipedia, non sa chi scrive, non sa che ogni articolo si può modificare con due click. Legge, e grazie al suffisso -pedia la tratta come se fosse un’enciclopedia in forma digitale, ma non lo è per nulla. Non c’è un controllo a monte, ma solo uno a posteriori, e non sempre. Solo che l’utente medio non lo sa, non lo sospetta neanche, e secondo me è pericoloso.
Bentornati
reloj
Recensione di una recensione
Per la recensione di un libretto di microracconti una lettrice scrive:
probabilmente è stato un mio errore
credevo fosse un libro con racconti brevi
fulminanti e particolari
invece sono per la maggiorparte
stralci di altri libri
Che bei versi.
Il primo (un endecasillabo) è l’excusatio non petita della voce poetica, che ci situa direttamente nella vicenda. Il secondo verso ci svela la colpa. Il terzo puntualizza, spiega e giustifica. Il quarto è un altro endecasillabo che prolunga la tensione verso la chiusura: ed ecco nell’ultimo verso svelata finalmente – la aspettavamo da quel credevo – la reale natura del libro di cui leggiamo. Un verso bellissimo, freddo, arrotolato su se stesso con l’allitterazione di tr, tr, dr, così pieno di chiuse i eppure aperto all’esterno grazie alla menzione di certi altri libri, ci fa partecipi di una delusione piccola e forse proprio per questo inconsolabile.
Comunque vabbe’, il bello è che il libro è davvero una raccolta di racconti brevi fulminanti e particolari, quella lettrice non aveva capito niente.
Prodotto da agricoltura biologica
Il muezzin ancora non ha chiamato alla preghiera. E i primi ragazzi venuti a rifornirsi d’acqua alla fontanella sono già in viaggio. Erano tornati ieri sera quasi alle dieci. Si sono fatti la doccia. Hanno lavato e steso gli abiti da lavoro. Poi hanno mangiato la pasta della mensa, tenuta da parte da qualche compagno di stanza. Era mezzanotte passata quando sono andati finalmente a dormire. Dopo appena tre ore di sonno già pedalano silenziosi, uno dietro l’altro, che sembra il via di una tappa a cronometro. Scavalcano bici in spalla il muretto sotto i fari e le telecamere. Poi si dissolvono nel buio come bersaglieri del lavoro, chiamati in prima linea a riempire i nostri piatti.
— Sette giorni all’inferno: diario di un finto rifugiato nel ghetto di Stato, di F. Gatti. L’Espresso 12/09/2016
Paper Mate Replay
In prima elementare si scriveva con la matita, si cancellava, si credeva di sbagliare, si riscriveva. In terza si usava la penna cancellina. Era un artefatto del diavolo.
L’inchiostro, se cancellato, si spostava dalla linea tracciata agglomerandosi in piccole striscioline che la mano spargeva per il foglio.
Cancellare voleva dire decostruire la scrittura, scioglierla e riposizionarla in modo che non si riconoscesse più quello che una volta aveva cercato di dire. Tante piccole briciole di significante si fondevano con la pagina, creando un sostrato di cose prima dette e poi negate.
Ve lo ricordate?
Be’, la Paper Mate ha fatto un’altra penna cancellina che invece è bellissima, l’inchiostro è termico e diventa trasparente con la frizione della gomma (bianca) nel tappino.
Eccola: http://www.staples.it/penne-a-sfera-stilo/cbs/90326.html
La bestia nella giungla, Henry James
Qualcosa lo attendeva, alle curve e agli incroci del cammino dei mesi e degli anni, come una bestia feroce in agguato nella giungla. Poco significava che la bestia in agguato fosse destinata a sbranarlo o a essere abbattuta.
The Beast in the Jungle, 1903.
Trad. it. Gaetano La Pira per Garzanti, 1984.
Henry James.
New York 1843 – Londra 1916.