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Archivio mensile:Agosto 2007
World Music: post vendetta
Per un anno e un po’ mi hanno preso in giro raccontandomi questa barzelletta. Oggi l’ho trovata su internet e mi ha fatto venire in mente tutto ciò.
Capitolo uno: gli spagnoli che cantano in inglese. Un solo paragrafo: I love to love, cantata e flamencata da The Seventies. Basta e avanza (ma per chi non ne avesse abbastanza: Can’t take my eyes off of you, stesse interpreti).
Capitolo due: il mondo canta e parla in italiano. Vi sarà sicuramente capitato di sentire una canzone cantata in italiano da uno straniero. Negli anni sessanta c’era un certo Antoine, un malgascio, che cantava con accento francese tu sei buonno e ti tirano le pietrre. In realtà l’accento non è proprio francese, ma camuffato in modo tale che non si capisca di dov’è. O magari è semplicemente malgascio. E nello stesso periodo, gli italiani – esterofili come sempre – ascoltavano Rocky Roberts che cantava stasera mi butto con un lievissimo accento americano, rimanendone affascinati tanto da tramandare la canzone durante gli anni, fino a noi. Perfino Mary Hopkin, che provava a cantare nell’italico idioma riuscendo a dire al massimo lontano dali ochi, scalava comunque le classifiche (forse perché, mi sembra di aver sentito, era prodotta dai Beatles).
Di questi spericolati pionieri dell’italiano in salsa esotica ce ne sono state centinaia, che dico!, decine. Ma anche oggi i loro eredi non mancano. Pochi cantano, molti si limitano per fortuna ad esprimere i proprî pensieri.
Esimio rappresentante dello slavo che parla italiano è il calciatore Ibrahimovic, svedese di (chiara) origine bosniaca: manca solo che dica dai, faciamo circus! in questa intervista.
L’esempio per il tedesco ce lo dà il caro Eletto, protagonista di molteplici post, Joseph “The Pope” Ratzinger. Sembra quasi uscito da sturmtruppen,nella la sua prima utienza ceneraaale del nuooofo anno…
Gli anglofoni s’impegnano, s’impegnano, ma non riescono proprio a pronunciare questa dannata erre. Ma fosse solo quello il problema, sarebbe possibile una comprensione reciproca. Ma chi ha mai capito cosa volesse esternare Satchmo con la canzone Mi va di cantare, di cui solo il titolo si capisce, e solo perché lo si è visto scritto? E no, non erano le erre. Consapevoli di questa grave lacuna, i Backstreet Boys incidono il loro grande successo Non puoi lasciarmi così in italiano – con l’ovvio aiuto di un calabrese, che insegna loro a pronunciare un zegno. Un grande passo in avanti, quindi: solo che, ascoltato il testo della canzone, uno s’interroga: sentivo veramente l’esigenza di comprenderla?
Insomma, gridiamo e gridiamo: non siamo i peggiori! Tutti storpiano la nostra amata, musicale lingua perché fa figo cantare in italiano, è secsi. Tutti si sentono in diritto, e mettono in giro degli indegni files audio che si diffondono alla velocità della luce. Tutti tornano nei loro paesi d’origine dicendo: “so parlare il italiano, usci a cena romantica violini mandolino pizza con me”, e rimorchiano come mai nella loro vita. Non è giusto!
Vi siete convinti? Il vostro orgoglio italiano è ricresciuto, e pensate di nuovo che non lo parliamo poi tanto male, questo inglese?
Sentite questo.
Grazie, Franco.
Bilinguismo
“Il parlare due lingue è certamente uno degli aspetti del bilinguismo”.
Sapevatelo. Su Rieduchescional Channel.
Meno male che a scriverlo è un’azienda di traduttori. Se l’avessi letta su un sito di ingegneri, idraulici o studenti di arabo avrei potuto pensare che sia una frase senza senso d’essere. Invece questi son gente esperta.
Joseph, Tadeusz
Joseph: Mi hanno fatto Papa. Hahahahaha.
Tadeusz: Un tedesco Papa. Oh-oh.
J.: Bisogna tornare ai principi del Vangelo. Date a Cesare quello che è di Cesare.
T.: Vendere la radio? Scordatelo.
J.: Tadeusz vendi la televisione, il giornale e la radio.
T.: Persisto nel Nostro Giornale con Radio Maryja.
J.: Giampaolo è morto e ora il capo sono io.
T.: Giampaolo non l’ho mai potuto vedere. Ha stretto la mano a troppi ebrei.
J.: Tadeusz sei un antisemita. Ti censuro la radio.
T.: Joseph attento perché i cattolici polacchi ascoltano me e non te. Tu sei tedesco.
J.: Tadeusz hai ragione, vieni a roma a baciarmi la mano.
T.: Joseph, amico dei giorni più lieti, ne sarò onorato.
J.: Tadeusz, è solo un baciamano.
T.: Ah non un’udienza? E che differenza c’è, in sostanza?
S’inizia così
Visto che non riusciamo a cacciarli via noi, ci pensano loro stessi. Sono efficientissimi: costruiscono, demoliscono, aprono locali, li chiudono, s’invitano, si buttano fuori da soli. Magari è l’inizio della dipartita: io ci spero, anche se dopo che se ne andranno, avranno lasciato solo terra bruciata. Al posto delle ville e dei finto anfiteatri finto-greco, sì, ma anche e soprattutto nei cervelli degli isolani che ogni estate si affollano davanti ai cancelli dei Billionaire per intravedere un ciuffo di capelli della Arcuri di turno.