Perché Bordone non mi ha convinto
(Dopo la puntata di Report di Domenica scorsa c’è stato un ribollire generale sulle modalità scelte dalla Gabanelli e dai suoi collaboratori per i servizi sulla rete. Matteo Bordone ha scritto un commento sulla risposta che ha dato la giornalista alle critiche che venivano mosse alla puntata della trasmissione.)
Uno che conosce e frequenta la rete, anche un diciottenne, capisce che lì c’è qualcosa che non va. Perché queste cose le sa. Le sa, e spiega alla propria nonna Cesira (nel mio caso Cesira si chiama Giancarla, è mia madre, e a spiegare sono i miei nipoti diciottenni Valeria e Davide) a cosa stare attenta e dove può sbizzarrirsi. E le assicuro che non le spiega così. E mia madre capisce. Almeno un po’.
Mi pare molto strano, quantomeno, per non dire un po’ in malafede, che Matteo Bordone non voglia vedere la differenza fra sua mamma e i suoi nipoti e la mamma e i nipoti di un qualsiasi venticinquenne che non ha finito le superiori, che lavora come aiutante meccanico da quando aveva diciassette anni e che la sera si connette a facebook, che poi è internet, che poi è facebook, per vedere le foto delle amiche della cugina.
Uno che frequenta e conosce la rete è per Bordone un se stesso di diciott’anni: ma non è così. La maggior parte delle persone non frequenta la rete: entra su facebook, guarda video sui varî YouQualcosa, non legge i giornali e non partecipa a nessuna discussione in rete sulla rete.
Sicuramente Bordone sa che la maggioranza degli utenti è diversa da lui e da noi, perché è una cosa più che evidente. E mi chiedo anche io quale modo avrebbe scelto lui per spiegare le stesse cose a quel target e in un programma di prima serata sulla televisione pubblica: a me pare che quello scelto da Report sia stato più che accettabile.
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