Fatiha

06 Aprile 2011

Ricevo e pubblico.

Con tutta la storia degli immigrati tunisini e altro, con tutti i respingimenti, (con che diritto poi!), con tutti gli scaricabarili europei e mondiali, con l’ignavia di tutto il mondo, mi ricordo un fatto che riguardava una signora marocchina.

Fatiha aveva una figlia su per giù dell’età di mio figlio, frequentava la scuola  elementare. Era una bella bambina scura e ricciola, e come tutti i bambini, tentava di “prendersi le terre del Papa”. Tutti i pomeriggi veniva nel nostro cortile dove c’erano diversi ragazzini e giocava con loro. A volte si picchiavano anche, e lei era perfettamente all’altezza degli scontri. La mia cucina dava direttamente sul cortile, quindi all’ora della merenda uscivo con del pane imbottito e ciò che trovavo a casa. Loro correvano, mangiavano, bevevano e poi di nuovo a correre. A una certa ora tutti i ragazzini venivano rispediti alle rispettive famiglie. Nessuno se ne andava pacificamente, perché avrebbero voluto continuare a giocare all’infinito. Compreso mio figlio. Ma le regole si rispettano, a casa mia, e a malincuore obbedivano per non vedere sfumare la possibilità di ritornare l’indomani. Patrizia, cosi si chiamava la bimba, cercava di trattenersi sempre di più. Non poteva, perché la legge è uguale per tutti.

Una sera, dopo aver protestato su ciò che conteneva il panino (il giorno era toccato a lei, come altre volte ad altri bambini), non voleva andare a casa. L’ho presa e portata fuori di peso, visto che abitava nella casa di fronte. Mio nipote più grande, vedendo che anche dopo non si staccava dal cancello si mise a gridare: “Madri’, la marocchina è ancora lì”. Mai l’avesse detto: sua madre uscì di casa e urlò al bambino che eravamo tutti razzisti. Evitai ogni incontro, per il momento, rendendomi conto dell’incomprensione avvenuta.

Mio figlio mi domandò cosa volesse dire marocchina e perché Fatiha si fosse adirata. Gli risposi che marocchina sta per nativa del Marocco come italiana sta per nativa dell’Italia. Non era un offesa.

Pensai però molto al fatto che la donna si fosse adirata e la capii. Era in terra straniera e, per quanto fosse una donna sveglia, era sempre fra persone sconosciute. E non tutti la accettavano. Le parlai qualche giorno dopo, spiegandole che i bambini sono tutti uguali e che anche sua figlia, essendo una bambina, meritava qualche rimprovero. Capì perfettamente . Adesso lavora, il comune le ha dato una casa e la bambina è grande. Quando la incontro, per caso, sono baci e abbracci: io e lei abbiamo imparato una bella lezione.

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Nota: questa signora si chiama Fatiha, ma tutti la chiamano Fazia. Un motivo validissimo secondo me per essere sempre adirata.

Scritto da Reloj il 06 Aprile 2011
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