Drewniana kostka

13 Marzo 2009

A Marta

Una volta di un po’ di anni fa giocavamo a uno di quei test psicologici di seconda o terza mano, che al cugino di un amico di qualcuno di noi aveva fatto il figlio del cugino di un serio psicoanalista. Di solito in questi giochi si deve immaginare un colore e associarlo a qualcosa, e dall’associazione si ricava un profilo psicologico precisissimo e personalissimo di chi ha partecipato. Questa volta invece si chiedeva di immaginare un cubo e di descriverlo. Poi si chiedeva di immaginare e descrivere dei fiori, un cavallo, un’altra cosa che non mi ricordo. Dopo che si era descritto il tutto, si dava la chiave interpretativa e partivano le speculazioni collettive sull’essere, la vita, il senso delle cose e l’importanza della famiglia.

Per il resto non mi ricordo, ma per il cubo io avevo immaginato un cubetto di legno, di cinque centimetri di lato, compatto. E il figlio del cugino di quel serio psicoanalista aveva detto che il cubo è la visione che uno ha di sé stesso.

Il giorno dopo la mia amica Marta mi ha portato questa poesia di Herbert:

Drewniana kostka.

Drewnianą kostkę można opisać tylko z zewnątrz. Jesteśmy zatem skazani na wieczną niewiedzę o jej istocie. Nawet jeśli ją szybko przepołowić, natychmiast jej wnętrze staje się ścianą i następuje błyskawiczna przemiana tajemnicy w skórę.
Dlatego niepodoba stworzyć psychologii kamiennej kuli, sztaby żelaznej, drewnianego sześcianu.

[Un cubo di legno può essere descritto solo dall’esterno. Siamo quindi condannati all’eterna ignoranza della sua essenza. Anche se si divide in due, immediatamente il suo interno diventa una parete, e avviene la rapida trasformazione del segreto in pelle.
Pertanto non si può creare la psicologia di una palla di pietra, di una sbarra di ferro, di un cubo di legno.]

Scritto da Reloj il 13 Marzo 2009
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