Al ritorno
All’imbarco c’era un bambino negro che guardava la pista dalle vetrate dell’aeroporto. Ha iniziato a gridare “There’s a fight! There’s a fight!”, io capivo “There’s a fire” e sono andata a vedere. Era solo un immigrato clandestino che veniva rimpatriato con la forza, con molta forza. L’hanno caricato sul nostro aereo, e lui ha gridato ininterrottamente come fosse una sirena da quando l’hanno seduto fino a quando non hanno riaperto le porte e l’hanno fatto scendere.
I commenti dei ragazzini figli di papà sulla situazione non li voglio ripetere. E neanche quelli del venticinquenne molisano che lavorava con noi, imbucato, al quale qualche padrino di terza o quarta categoria ha regalato una vacanza in Inghilterra a spese dei contribuenti.