Abba

27 Dicembre 2008

Una volta a mia nonna l’hanno chiamata per telefono.

Signora, chiamiamo dalla centrale dell’acqua, potrebbe andare a vedere se a casa sua arriva?

Mia nonna è andata in cucina, ha aperto il rubinetto e ha visto che l’acqua c’era. È tornata al telefono e ha risposto: l’acqua qui c’è. E l’altro: allora, signora, si lavi il sedere. E ha chiuso. Mia nonna era arrabbiatissima, allora ha telefonato a sua sorella.

“Signora, chiamiamo dalla centrale dell’acqua, potrebbe andare a vedere se a casa sua arriva?”
“Inoche  b’hat abba pro labare su culu a tibe e a tottu sa familia tua”, le ha risposto la sorella.

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Scritto da Reloj il 27 Dicembre 2008
Contiene Isola, ricordi | 5 commenti

5 risposte a “Abba”

  1. sancla ha detto:

    Applausi!
    :)

  2. Gionata ha detto:

    Ahaha! Troppo forte tua nonna! Peccato che sia rimasta fregata! :D
    Comunque, riguardo al post precedente: non sono vegetariano, credo che mangiare carne sia una cosa assolutamente naturale e non mangiarne una cosa contro natura. Tuttavia sono convinto che andrebbe mangiata in quantità minori a quelle attuali: troppa carne inquina!

  3. giovanna ha detto:

    Mia nonna era una donna sarda in fardetta nata nel 1880. Rimasta sola venne ad abitare da noi. Mia madre la sistemò in una stanzetta al pianterreno visto che aveva difficoltà di movimento. Era il periodo del boom e anche la mia famiglia, nonostante non fosse ricca, potè dotarsi di un telefono. Ci volevano più soldi e più scavi per portarlo al piano superiore per cui lo misero in camera di nonna proprio sopra il tavolino su cui mangiava. Naturalmente i pasti le erano forniti da noi che scendevamo tutte le volte con enormi borbottii. Il telefono non era una nostra prerogativa perché fu installato in tante altre case e qualche buontempone si divertiva a farlo squillare. Mia nonna lo odiava e lo temeva allo stesso tempo, quindi tutte le volte che l’infernale oggetto trillava ci toccava scendere per non trovare nessuno all’apparecchio. Mortificata nonna prese il coraggio a due mani e all’ennesimo squillo alzò la cornetta e pronunciò un clamoroso “MERDA” che sentimmo fin su.
    Da quel giorno ricevemmo solo telefonate normali e a orari accettabili.

  4. giovanna ha detto:

    Avevo una zia che si chiamava Mariantonia e io ho sempre immaginato, alla luce della modernità degli anni del boom, che lei a scuola potesse vergognarsi di questo nome. Veramente non si è mai vergognata del suo nome ma neppure è andata a scuola. Per mia nonna che ha partorito ben 12 figli necessariamente tutti avevano il nome di antenati: chi Franziscu come il padre, chi Jubanna come la madre, e chi come Mariantonia come una zia che avevano assistito. Oggi si riscoprono i nomi che ricordano un minimo di sardità e qualcuno ricomincia a “pesare” i genitori, i nonni ossia dà il loro nome ai figli. Lo stesso nome per altro richiamava l’”erenzia”: ci si serviva anche del nome e non solo del cognome, per ricondurre una persona ai suoi antenati. Poi c’e stato il boom della pazzia. Molti reduci del ’68 iniziarono a chiamare la prole con nomi tipo Vassilli, Vladimir, Svetlana, Massimiliano… e più tardi i reduci della tv spazzatura diedero ai figli nomi da fiction come Luis Antonio, Rege, Cloclo… qualcuno forse inconsciamente più intelligente li chiamò Sandokan, Paul… Adesso per fortuna una mia nipote si chiama Mariantonia e non si vergogna.

  5. Reloj ha detto:

    Vi presento mia mamma

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