Teoria del Sud

18 Agosto 2008

Vivere di fretta è un’abitudine pericolosa, perché ci rende dogmatici e nello stesso tempo ci impedisce di essere padroni delle nostre opinioni. Il dogmatismo è la fretta delle idee, l’allinearsi a discorsi già stabiliti al di sopra della nostra coscienza, il sacrificio della responsabilità personale sull’altare di una verità nazionalista, religiosa, mediatica o di partito. Chi vive di fretta dice la prima cosa che gli viene in mente, ciò che gli corre a fianco. Cioè cammina con la testa e pensa con i piedi. Se avessimo il tempo di pensare due volte a quello che diciamo e, soprattutto, a quello che ci dicono, sarebbe tutta un’altra storia. Senza cadere nella caricatura della pigrizia, ovviamente, è giusto rivendicare la lentezza del Sud come un ambito di responsabilità propria, l’unico ambito che permette le lunghe passeggiate e le buone decisioni. Nel Sud non devono aver fretta né i pensieri, né le macchine, né i nudi. La sensualità e la bellezza hanno bisogno del proprio tempo.

Il Sud come metafora di un certo modo di vivere non identifica, come dice Montero, uno spazio fisico in particolare. Il Sud è dapperutto, e dove non c’è, bisogna portarlo.

L’illusione paradisiaca che, per essere troppo affiancate, l’essenza e l’esistenza emettano un invito alla quiete, si è trasformata in facile battuta sulla pigrizia di certi giornalieri che, invece, dimostrano la propria capacità di lavoro emigrando nelle città del Nord. La battuta non fa solo riferimento alla situazione di una terra limitata dall’assenza di un’iniziativa economica, ma anche all’idea dell’esistenza marcata dal progressismo, la morale produttiva, la vertigine trionfalista del denaro e della fretta. E con tanta fretta nell’esistenza, non c’è essenza che resista.

Ma ormai, in Italia, tutto è Nord, tutto è fretta, tutto è produttività. Almeno a parole. Ma neanche solo a parole un intellettuale italiano si sognerebbe di scrivere e sostenere un discorso come quello di Luis García Montero: verrebbe rincorso per strada al grido di a lavurèr!.

Riusciremo a uscire da questo tunnel di ipocrisia? Io la vedo difficile.

da Luis García Montero, Teoría del Sur. El País 17.08.2008

Scritto da Reloj il 18 Agosto 2008
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3 risposte a “Teoria del Sud”

  1. mucio ha detto:

    Uhm… io che sono emigrato dal sud non me la sento di sottoscrivere un tale discorso, non perché devo andare a lavorare, sono il primo che aspetta l’ispirazione prima di cominciare a farlo, ma perché in Itali il Sud non è solo quello, perché se penso ai miei amici che sono “rimasti” al sud dopo la lunga passeggiata non me li vedo prendere una decisione, ma semmai un caffè, poi magari qualcos’altro ma non una decisione. Come non sono pigre le criminalità organizzate, ma efficienti, efficientissime con una morale rovesciata, ma pur sempre produttiva.

  2. Reloj ha detto:

    Lungi da me identificare il Sud con il mezzogiorno: voglio appunto dire che l’italiano medio ha abbracciato questa idea del se non produco non esisto che forse non gli è propria e che oltretutto è altamente alienante. Ciò non vuol dire che dovremmo stare a braccia conserte a guardare la vita che passa, vuol dire che sarebbe bene ridare a ogni cosa il suo tempo, e che la mentalità del Sud, o quell’atteggiamento che ad essa è comunemente associato – che è ben diversa dalla pigrizia – del prendersi le cose con la dovuta calma e senza pressioni, è da rivendicare e da proporre come modello alternativo.

  3. j ha detto:

    “Il Sud come metafora di un certo modo di vivere non identifica […] uno spazio fisico in particolare. Il Sud è dappertutto, e dove non c’è, bisogna portarlo”. Spero averlo portato con me a questa città grande e già autunnale. O magari lo trovo qui, chissà.

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