La Bussola d’Oro parte II

10 Dicembre 2007

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Premetto che non so niente di cinema, e che quelli che seguono sono solo commenti sparsi su un film che volevo vedere. Però…

Credo di non esagerare dicendo che sia il film più deludente che abbia mai visto. Certo, quando ci si creano delle aspettative altissime, è molto probabile che si rimanga delusi. In questo caso, però, chiunque rimarrebbe – ed è rimasto – deluso. Se non hai letto i libri, il film ti sembra senza senzo; se hai letto i libri, esci dalla sala inveendo contro regista, attori, sceneggiatori, e te la prendi con gli altri spettatori, vi picchiate al suono di urla quali MALEDETTA NICOLE eccetera. Poi arriva la maschera e vi seda con due colpi di torcia elettrica ben assestati.
Insomma, non è conveniente vederlo.

Ma facciamo finta di essere seri.
Prima di tutto, non si rispettano per nulla i tempi dei libri, e non perché si debba andar rapidi per non fare un film di due giorni. È che si vuole spiattellare tutto e subito, niente è lasciato all’interpretazione individuale e tutto risulta appiattito e scialbo. Nei primi dieci minuti già si dice che un daimon è un’anima e che esistono mondi paralleli dove la gente ha il daimon dentro. Grazie mille per la generosa rivelazione, ci saremmo voluti arrivare da soli, ma va bene lo stesso. In ogni caso, a parte questa definizione all’inizio del film, i daimon sono dei simpatici animaletti da compagnia e niente più.

I personaggi, poi, rasentano l’out of character. La signora Coulter non ha niente a che fare con il personaggio di Pullman, non si capisce perché Lyra è attratta da lei quando arriva al Jordan, e non appare per neanche un momento come “buona”. Lee Scoresby è un personaggio piatto e inutile: sembrerebbe che sia stato messo solo perché Lyra ha bisogno di un mezzo di locomozione che voli. Le streghe volano come Dissennatori; non appare il daemon di Serafina Pekkala, e lei, coerente con l’andazzo del film, rivela tutta la sua storia in 1’35”.
L’unica scena che vale la pena vedere è quella degli orsi corazzati, che è praticamente perfetta: se avessero fatto un cortometraggio con solo quella parte ci avrebbero guadagnato in qualità.
Ma in generale, la storia va avanti a saltelli, i pesonaggi anticipano fatti che poi non succedono, si danno per scontate cose che non lo sono.
La cosa che si da più per scontata è il finale: addirittura non c’è.

Si, non c’è: il film finisce in mezzo al libro, per così dire.

E non posso continuare a scrivere, sono triste, sono triste. Philip, sono triste.

Scritto da Reloj il 10 Dicembre 2007
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