Mi successe (uso del passato remoto)

06 Luglio 2007

Finalmente è successo: un po’ di giorni fa mi hanno chiuso dentro la libreria. Non importa che fosse la Mondadori, non importa. L’importante è che sia successo perché io vado in libreria quando nessuno va – alle novemenunquarto di mattina -; l’importante è che la mia entrata non aveva uno scopo; l’importante è che il signor P.F.F. sia l’artefice del mio destino. Andò così.

P.F.F. se ne stava dietro il bancone a fare niente. Il mattino era appena iniziato (chissà perché P.F.F. si ostina ad aprire la libreria alle 8.30.) e P.F.F. si stupì di vedermi entrare nel negozio a un’ora così presta. P.F.F. mi salutò con la sua consueta faccia benevola, e io iniziai a osservare i libri sul bancone delle nuove uscite, perché la rapidità dell’editoria italiana è tale che in sei mesi il bancone è stracolmo di libri nuovi. Tra i quali, naturalmente, interessante solo n°1 libro 1.
Poi, rivisti tutti i volumi vecchi che ogni tanto il buon P.F.F. cambia di posto negli scaffali, scesi le impervie scale per arrivare al piano di sotto, ovvero le sezioni Internazionale e Bambini. Il buon P.F.F. continua, dietro il bancone, a fare niente. Insomma, io girai e rigirai fra i libri, orripilandomi per i prezzi dei manuali di lingue per turisti che nessuno comprerà mai (tipo polacco), andai a vedere le nuove pubblicazioni delle case editrici cittadine, e i libri di religione, le versioni del Corano eccetera.
Si fecero le nove e cinque, allora decisi che era ora di andare all’appuntamento che avevo là vicino. Imboccai nuovamente le impervie scale e raggiunsi il piano terra. La logistica della libreria fa sì che ci si incontri all’uscita delle scale con i libri di fotografia, e chi non si ferma ogni volta a guardarli scagli la prima pietra. Non mi accorsi dunque dell’assenza del buon P.F.F., e mi diressi all’uscita con gli occhi fissi nei libri.
Il mio stupore al cercare di aprire la porta è immaginabile. La porta era chiusa; P.F.F. non c’era – ho anche cercato un bagno, uno stanzino delle scope, qualcosa dove potesse essersi nascosto, ma niente -. Tornerà, pensai. E infatti verso le nove e venti tornò, e mi vide dentro la libreria, da fuori. Evidentemente manco di parole, mi aprì la porta e mi liberò dall’inferno.
Non ci ho pensato, ma potevo chiedergli un risarcimento danni. In una maniera o nell’altra, o magari in un’altra ancora, o magari in quella che gli pareva a lui. Non ci ho pensato.

Scritto da Reloj il 06 Luglio 2007
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