Here, There, and Everywhere

27 Giugno 2007

Un 26 giugno da paura:
I miei cinque anni di studio della lingua inglese – con la famigerata G.M., mica briciole – non son serviti a niente. Mi fu chiaro quando in London’s Stansted Airport mi fermò una poliziotta di chiaro origine indiano per chiedermi chi ero, da dove venivo, dove andavo, e un Fiorino: non mi son serviti a niente. Non riuscivo a dire che arrivavo dalla Spagna, che andavo in Italia con un volo dallo stesso aeroporto, dopo sole tre ore.
In verità vi dico, neanche fu che la signorina avesse grande elasticità mentale. Ogni tre minuti bisognava rinfrescarle la memoria: Please speak slower, I don’t understand you. Che umiliazione. Ora che ci penso magari lo faceva apposta… no, no, è proprio che il mio inglese non c’è più, chevvolete, anche l’italiano i primi giorni a casa mi abbandona.
Dico cose strane.
Noi emigranti siamo così: parliamo fra di noi in una neo-lingua che capiamo alla perfezione. Una lingua ricca e armonica, ma diciamo cose strane, sopportiamo le facce e le risate di quelli che non sono come noi e a volte anche la loro compassione. La cosa più brutta è quando la gente crede che tu faccia errori di lessico o grammatica a proposito, tipo dire “como” invece di “come” per far notare che sai lo spagnolo. Terribile. Ma un giorno, alla facciaccia vostra, raggiungerò l’agognato nivel de lengua che permette la perfetta distinzione fra una e l’altra. E so che quel giorno tornerà anche il mio Inglese. E il mio Francese. E l’Arabo, il Greco, il Polacco.
Quel giorno è vicino.

Scritto da Reloj il 27 Giugno 2007
Contiene linguaggi | 3 commenti

3 risposte a “Here, There, and Everywhere”

  1. Ilaria ha detto:

    Accade lo stesso a noi traduttori, ed è umiliante: il mio lavoro consiste nel trovare il modo perfetto per dire una cosa in italiano, eppure a volte, parlando, mi viene in mente solo la frase inglese. Bella figura. Poi la gente pensa che io voglia far vedere che so l’inglese, ma giuro che non è così. Lo uso per lavoro, ci manca pure che io non lo sappia.

    E io purtroppo non ho arabo, né greco, né polacco da far tornare.

    P.S. La citazione beatlesiana nel titolo è impagabile :D

  2. Reloj ha detto:

    ma è vero che non esiste un albo dei traduttori?

  3. Ilaria ha detto:

    Che io sappia, no.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *